Raid americano in Afghanistan. Con un drone i soldati statunitensi hanno ucciso il capo dei talebani, Mullah Nangyalail, e 15 miliziani.
ZIRKOH (AFGHANISTAN) – Raid americano in Afghanistan. Il Pentagono continua le proprie missioni in Medio Oriente, nonostante le tensioni con l’Iran, e con l’ultimo blitz ha ucciso uno dei capi dei talebani. Si tratta di Mullah Nangyalail, morto nel proprio bunker insieme a 15 miliziani ed otto civili.
Raid americano in Afghanistan, morto il capo dei talebani
Il raid è stato confermato anche da un portavoce militare americano che ha spiegato nei dettagli quanto avvenuto nel distretto di Zirkoh, vicino a Shindand: “Su richiesta delle forze di sicurezza afghane, è stato eseguito un attacco aereo difensivo coordinato a supporto delle forze a Shindand, Herat, l’8 gennaio 2020“.
Secondo le prime indiscrezioni, riportate dall’Ansa, il blitz dei militari americani sarebbe stato effettuato con un drone. Non c’è stata possibilità di salvarsi per il capo dei talebani e per i 15 miliziani che si trovavano con lui nel momento dell’attacco. Nell’operazione sono morti anche otto civili. Un’operazione che potrebbe aumentare i pericoli per gli Stati Uniti. Nel Paese è stato alzato al massimo il livello di allerta dopo le ultime vicende del Medio Oriente.
I droni, l’ultima arma delle grandi forze mondiali
Al Baghdadi, Soleimani ed ora il capo talebano. Tre blitz condotti dalle forze americane che hanno un denominatore unico: il drone. L’attacco da parte dei militari statunitensi è avvenuto dall’alto e non, come successo ai tempi di Bin Laden o Saddam Hussein, da terra.
Una nuova arma a servizio delle forze mondiali che potrebbe in futuro aumentare il rischio di attentati. Non si può escludere che proprio il drone possa essere una delle munizioni a disposizione dei terroristi per colpire obiettivi sensibili. Un’ipotesi reale non semplice da monitorare come sta succedendo attualmente per il rischio di attacchi ‘via terra’.
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