Governo e sindacati continuano a discutere sulla riforma delle pensioni, rimandata di un anno: una delle ipotesi è l’uscita dal lavoro a 62 anni con sistema contributivo.
Non solo Reddito di Cittadinanza e bonus edilizi. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha un altro nodo da sciogliere legato alla Manovra, ossia la riforma delle pensioni, un tema aperto soprattutto con i sindacati, ai quali il premier presenterà la sua proposta per superare quota 102.
Pensioni, cosa si è deciso con la Manovra
Riprendiamo in mano il filo del discorso legato alla riforma delle pensioni. Senza un accordo nella maggioranza e senza un accordo tra governo e sindacati, il premier ha deciso di fissare gli obiettivi e rimandare la discussione sulla fase operativa.
Per un anno si passa da Quota 100 a Quota 102, quindi nel 2022 e solo nel 2022 è possibile andare in pensione all’età di 64 anni e con almeno 38 anni di contributi versati. Dal 2023 si cambia ancora. Il premier Draghi ha detto e ribadito che quello che serve è un sistema pensionistico sostenibile per le casse dello Stato. E una proposta come Quota 100 non è sostenibile.
Riforma delle pensioni, la proposta del governo ai sindacati
Una delle ipotesi sul tavolo è quella della pensione a sessantadue anni con il sistema contributivo. Via quindi le quote e via il sistema misto. La riforma delle pensioni riporterebbe ad un ritorno alla legge Fornero rivisitata, più flessibile.
Il ministro Orlando ha confermato che lo scopo è quello di tornare al contributivo ma ha specificato che la Legge Fornero non rappresenta l’unica soluzione alternativa possibile.
Le richieste dei sindacati
I sindacati dal canto loro avevano chiesto l’uscita del mondo del lavoro a sessantadue anni o con almeno 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica. Il governo è disposto a trattare ma non ad accettare questa formula, troppo costosa per finanze pubbliche.
I giovani
Un altro punto di discussione riguarda i giovani. I sindacati chiedono che si vada incontro ai ragazzi, vittime di una instabilità lavorativa cronica e che si è aggravata dopo la pandemia. La proposta è quella di concedere il riscatto gratuito della laurea e la possibilità di riconoscere anche gli anni della formazione ai fini pensionistici.