Sean Penn contro lo schiaffo di Will Smith: “Perché io finii in prigione?”

Sean Penn contro lo schiaffo di Will Smith: “Perché io finii in prigione?”

L’attore premio Oscar Sean Penn torna a parlare sullo schiaffo di Will Smith a Chris Rock, agli Oscar 2022.

Durante un’intervista a Variety, il celebre attore e regista americano Sean Penn si racconta a tutto tondo. Si concentra soprattutto sugli Oscar, criticando quell’episodio più chiacchierato del 2022: lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock.

Le parole di Sean Penn

Commentando lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock, l’attore ha criticato l’assenza di conseguenze per il gesto durate gli Oscar, quando per un episodio simile lui è invece finito dietro le sbarre.

Senza conoscerlo di persona, Will Smith gli è sempre sembrato una persona molto buona. “Allora perché ca**o hai sputato su te stesso e su tutti gli altri con questa stupida cosa del ca**o? Perché sono andato in prigione per la stessa cosa, e tu invece sei ancora seduto lì? Perché voi ragazzi siete in piedi ad applaudire il suo peggior momento come persona?”, chiosa Sean Penn.

“Non sarebbe successo se…”

Iniziano così i commenti negativi sugli Oscar, dopo il loro rifiuto degli Academy Awards di dar spazio al presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky nel 2022 durante la cerimonia di premiazione.

Quella stronzata [lo schiaffo di Smith a Rock] non ci sarebbe mai stato se avessero invitato Zelenskyy. Will Smith non avrebbe mai lasciato la sedia per rendersi partecipe di una stupida violenza. Non sarebbe mai successo”, ha aggiunto Penn.

Nel marzo del 2022, l’attore aveva minacciato di distruggere le sue statuette agli Oscar se gli Academy Awards non avessero incluso nella cerimonia il discorso di Zelensky, dicendo alla CNN che avrebbe “sciolto le sue in pubblico“.

Cosa fece Penn nel 1987?

Nel lontano 1987, Sean Penn aveva 26 anni quando fu condannato a 60 giorni di prigione dopo aver aggredito a pugni e sputato addosso ad una comparsa sul set del film Colors. In quell’occasione, l’attore scontò 33 giorni di pena.

Anche nel 2010 si ritrovò nei guai, quando fu condannato a tre anni di libertà vigilata e 300 ore di servizio in una comunità dopo aver aggredito un fotografo.