“StraMorgan” e l’incrocio pericoloso tra politica e cultura in tv

“StraMorgan” e l’incrocio pericoloso tra politica e cultura in tv

Lo show di Morgan, nato per iniziativa dell’amico Sgarbi, fa discutere, ma il suo livello qualitativo è davvero notevole

Morgan sbaglia a polemizzare con i media in merito agli ascolti di “StraMorgan”. Più che disquisire nel merito sui punti di share, l’istrionico cantautore milanese dovrebbe porre l’accento sull’elevata qualità autoriale del suo show, autentica rarità per quanto riguarda la musica in televisione.

La genesi del programma è, d’altronde, piuttosto nota. Morgan durante l’ultima campagna elettorale si autoannuncia come “consigliere” di Giorgia Meloni, con la quale, spiega, intrattiene un fitto scambio di messaggi e idee. Un rapporto di stima reciproca “senza emettere fattura”, rivela Morgan, che rivendica la sua indipendenza di intellettuale: “Non voterò Meloni, sono anarchico”. Tuttavia, le sue affermazioni giovano non poco alla causa di FdI, soprattutto quando, in controtendenza rispetto a vari colleghi, afferma che è ora di smetterla di parlare di “pericolo fascista”, in quanto “Giorgia Meloni ha interpretato il sentimento della gente”.

Morgan

Vista anche la solida amicizia con Vittorio Sgarbi, Morgan finisce nella lista dei papabili per un posto al Ministero della Cultura, dove affiancherebbe Gennaro Sangiuliano sulle tematiche musicali. Invece, la scelta cade sulla direttrice d’orchestra Beatrice Venezi e Morgan non nasconde di aver pianto ed essersi sentito “umiliato”. Proprio in quel momento, Sgarbi lo consola annunciando che sta pensando per lui a un programma in Rai.

Da “X Factor” a “StraMorgan”: lezioni di musica in televisione

Questi i fatti che, tuttavia, non stupiscono granché, visto lo storico rapporto tra partiti politici e Rai, non sempre foriero di risultati eccelsi. Passando ai giudizi, nel caso specifico invece il valore artistico dello show è indiscutibile. Si era già visto a “X Factor” come Morgan fosse un ammirevole “professore” della musica e, in un contesto più idoneo, i suoi approfondimenti su quattro figure chiave come Domenico Modugno, Umberto Bindi, Franco Battiato e Lucio Battisti risultano davvero imperdibili.

Oltre al co-conduttore Pino Strabioli, Morgan si circonda di una fitta schiera di ospiti (da Tony Hadley, ex Spandau Ballet, a Dolcenera, passando per Paolo Rossi) per altrettanti duetti. Il momento più avvincente è il lungo medley nel quale incastra canzoni di Lucio Battisti e David Bowie, rivelando un’inaspettata assonanza tra lo “strumming” dei due artisti. Raramente alla musica in tv era stata dedicata tanta passione e competenza, valori che inducono a perdonare la voce talvolta zoppicante di Morgan, costretto ad eccedere col vocoder.

Vittorio Sgarbi

Che uno show del genere non faccia ascolti-monstre non dovrebbe preoccupare chi davvero crede che la qualità debba avere maggiore spazio nel servizio pubblico. Allo share Morgan potrà pensare se, come lui sogna, gli verrà affidata la direzione artistica del prossimo Festival di Sanremo, sul quale la nuova maggioranza intende esercitare la golden share. Si è molto ironizzato sulle scelte di FdI e il concetto di “merito”, anche a ragione. In questo caso specifico, si può dire che le assonanze tra Morgan e la politica hanno certamente inciso sulla scelta di palinsesto, ma senza alcun danno alla meritocrazia.