La Santa Sede critica le riforme della Chiesa cattolica tedesca.
La Chiesa cattolica tedesca all’inizio del 2020 ha intrapreso il “cammino sinodale”. Questo discute di proporre riforme su temi che non sono andati giù alla Chiesa di Roma. I temi da riformare riguardano il ruolo delle donne, il celibato sacerdotale, la riduzione del potere clericale e altri temi diventati di fondamentale importanza dopo la crisi seguita agli scandali degli abusi del clero. Questo cammino sinodale della chiesa tedesca è visto con molta preoccupazione dalle parti più conservatrici e anche dal Vaticano.
Alcuni dei temi che vorrebbe riformare il cammino sinodale sono considerati troppo progressisti e vanno a minare le basi tradizionali della Chiesa, alcuni pensano che si potrà arrivare anche ad uno scisma. I temi del sinodo principali sono: “potere e divisione dei poteri nella Chiesa”, “vita sacerdotale oggi”, “donne nei servizi e nei ministeri”, “amore e sessualità”. Per approvare le riforme servirà il voto di due terzi dell’assemblea composta da vescovi e laici.
Roma ferma la modernizzazione tedesca
Secondo i promotori di queste riforme è necessaria una nuova evangelizzazione, una modernizzazione della chiesa. Per il cammino sinodale tedesco è necessaria una democratizzazione della vita ecclesiale. Bisogna ripesare ad alcune regole come il sacerdozio femminile, il celibato obbligatorio e la questione delle coppie omosessuali. Molti vescovi tedeschi si sono espressi anche favorevolmente alle unioni omosessuali ma questa riforma fu subito bocciata dalla Santa sede.
Questo cammino sinodale tedesco è stato fortemente criticato dai più conservatori come i vescovi polacchi. Critiche anche dal nord Europa e Usa, oltre che dai detrattori interni ultracattolici tedeschi. Il Vaticano ha inviato recentemente una lettera. «Pare necessario precisare che il “cammino sinodale” in Germania non ha facoltà di obbligare i vescovi ed i fedeli ad assumere nuovi modi di governo e nuove impostazioni di dottrina e di morale.”
“Non sarebbe lecito avviare nelle diocesi, prima di un’intesa concordata a livello di Chiesa universale, nuove strutture ufficiali o dottrine, che rappresenterebbero una ferita alla comunione ecclesiale e una minaccia all’unità della Chiesa» continua il Vaticano. Lo stop di Roma potrebbe portare a non raggiungere la maggioranza sufficiente per apportare le modifiche all’interno della Chiesa.