Crisi del femminismo 2.0: Selvaggia Lucarelli denuncia la frammentazione del movimento in crisi dopo la scomparsa di Michela Murgia.
Dopo aver denunciato la “mascolinità velenosa“ di volti noti nello spettacolo e non, Selvaggia Lucarelli – sulle pagine de Il Fatto Quotidiano – punta ora il dito contro il femminismo, parlando di una sua “balcanizzazione“. Ma non solo, ha descritto anche un’ascesa di un movimento “sgangherato, caotico e ideologico che non ha portato nulla di buono“.
Il corto circuito del femminismo 2.0
Un esempio per spiegare la crisi del femminismo 2.0 – secondo Selvaggia Lucarelli – è offerto dalla controversia sollevata da Giulia Blasi, accusata di aver accostato il caso Trocchia/Giudice a quello di Gisèle Pelicot, la donna francese drogata e abusata per anni dal marito e da decine di uomini.
La giornalista, come riportato da Il Tempo, critica aspramente questo paragone, sostenendo che così facendo “il “sorella io ti credo” perde ogni forza, perché si è persa l’onestà intellettuale. E la si è persa quando si decide che ci sono vittime di serie a e b“.
L’effetto della scomparsa di Michela Murgia e il caso Caffo
Ma non basta, l’esempio più lampante questa frattura sarebbe il caso Leonardo Caffo. Lo scrittore invitato alla fiera Più libri più liberi da Chiara Valerio, nonostante le accuse di violenza nei confronti della sua ex compagna.
Selvaggia Lucarelli ha sottolineato come questo episodio abbia messo in luce “non solo la doppia anima di Valerio (migliore amica di Murgia e accanto a lei in molte battaglie), ma ha raccontato una enorme frattura all’interno delle diverse correnti“..
Da una parte si trova quello che la giornalista definisce “femminismo elitario, da salotto, che sposa solo cause che coinvolgano nomi di politici o nomi intellettualmente spendibili e che è garantista solo con i suoi amici intellettuali”. Dall’altra parte, invece, emerge un femminismo “estremista e disordinato, a tratti violento, che non conosce sfumature“.
Due correnti del femminismo 2.0 che pagano – secondo la Lucarelli – l’effetto della scomparsa di Michela Murgia. “Figura centrale del femminismo nonché il più solido riferimento di altre attiviste spesso in polemica l’una con l’altra e che Michela, solo Michela, riusciva a far convivere nella stessa stanza“, conclude.