Michel Platini e Sepp Blatter, ex dirigenti del calcio mondiale, sono stati assolti anche in appello dalle accuse di frode.
Nel mondo del calcio, pochi nomi evocano un passato glorioso e controverso quanto quelli di Michel Platini e Sepp Blatter. Il primo, indimenticabile fantasista della Juventus e tre volte Pallone d’Oro. Il secondo, per anni volto e guida della massima istituzione calcistica mondiale, la Fifa. Entrambi, tuttavia, sono finiti al centro di un’intricata vicenda giudiziaria che ha rischiato di oscurarne le carriere.
Una vicenda lunga un decennio
Tutto ha avuto inizio negli anni 2000, quando Platini collaborava con Blatter come consulente della Fifa. Un rapporto professionale ufficialmente regolato da un contratto del 1999 che prevedeva una remunerazione annuale di 300.000 franchi svizzeri. Tuttavia, più di un decennio dopo, nel 2011, emerge una richiesta retroattiva di pagamento da parte di Platini: 2 milioni di franchi svizzeri che secondo l’accusa non erano giustificati da alcun contratto scritto.
L’accusa e il processo
La procura svizzera ha definito quella richiesta una “fattura falsa”, sostenendo che il pagamento non fosse legittimo e accusando i due ex dirigenti di frode. Platini e Blatter, dal canto loro, hanno sempre ribadito che l’accordo originale prevedeva una cifra ben più alta – un milione di franchi all’anno – stabilita verbalmente tramite un “gentlemen agreement”. Secondo la loro versione, le condizioni economiche della Fifa all’epoca non permettevano il pagamento immediato del totale concordato, da qui il saldo avvenuto solo anni dopo.
Nel 2022, una prima sentenza aveva già assolto i due imputati. Ma la Procura ha scelto di proseguire con un ricorso, portando la questione in appello. Oggi, martedì 25 marzo, è arrivato il verdetto della Corte d’appello svizzera.
Michel Platini e Sepp Blatter sono stati assolti anche in appello dalle accuse di frode. Un risultato che conferma quanto deciso in primo grado e che potrebbe rappresentare la fine di un lungo percorso giudiziario, anche se resta aperta la possibilità di un ricorso in Cassazione da parte della Procura.
