Arriva il monito del giornalista Alessandro Sallusti sulla candidatura del generale Roberto Vannacci con la Lega.
Nella puntata del 28 aprile del programma “Accordi e disaccordi“, trasmesso su Nove e condotto da Luca Sommi con Marco Travaglio come ospite fisso, era presente Alessandro Sallusti.
Il direttore de IlGiornale.it, ha rilasciato delle dichiarazioni che invitano a una riflessione approfondita sulla figura del generale Roberto Vannacci e sulle reazioni che suscita nel mondo politico e mediatico italiano.
L’avvertimento di Sallusti sul generale Vannacci
Come riportato da IlTempo.it, Sallusti ha evidenziato un parallelo tra l’ascesa politica di figure come Umberto Bossi e Beppe Grillo e la recente emersione di Vannacci.
“Noi adesso siamo qui a irridere un po’ questo personaggio bizzarro, però – avverte il noto giornalista – stiamo attenti perché mi sembra di rivedere, da parte della classe dirigente, lo stesso atteggiamento che tantissimi anni fa, ne sono passati 30, ha tenuto all’apparire di Umberto Bossi e più di recente di Beppe Grillo.”
Il paragone con Bossi e Grillo
Sallusti ha continuato, ricordando le parole di Grillo all’inizio della sua carriera politica, che includevano promesse radicali e spesso considerate estreme.
“Quando Grillo è apparso sulla scena politica ha detto delle cose ben più rivoluzionarie o comunque scorrette, non democratiche. ‘Apriremo il Parlamento come una scatola di sardine’, ‘Manderemo tutti in galera’”.
Queste dichiarazioni, all’epoca, furono largamente derise o sottovalutate da molti, ma Grillo riuscì a catalizzare un significativo seguito popolare, ribaltando le aspettative.
Il direttore de IlGiornale enfatizza, quindi, la necessità di non ignorare o deridere completamente le figure che, nonostante possano sembrare marginali o eccentriche, esprimono sentimenti radicati in una parte della popolazione.
“Io tutto il pensiero di Vannacci sugli omosessuali proprio non lo condivido, ma attenzione a irridere ciò che la gente percepisce come un qualcosa che ha un fondo di verità“, conclude così il suo intervento.
