Non sarà più Presidente della Commissione Algoritmi: Giuliano Amato ha deciso dopo le parole della Premier Giorgia Meloni.
Giuliano Amato, ex presidente della Corte costituzionale, lascerà la guida della Commissione Algoritmi sull’intelligenza artificiale. La decisione è stata comunicata a seguito di alcune affermazioni della Premier Giorgia Meloni a proposito della nomina dell’uomo arrivata non per sua iniziativa.
La decisione di Giuliano Amato
Nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, Amato ha preso una netta posizione a seguito della parole della Premier Meloni nella conferenza di fine anno andata in scena nelle scorse ore. “È una commissione della presidenza del Consiglio, e visto che la mia nomina non risulta essere un’iniziativa della presidente del Consiglio lascio senz’altro l’incarico”, ha detto. E ancora con ironia: “Peccato, ci perdono qualcosa… Ma a me semplificherà la vita”.
Facendo poi riferimento ad alcune parole in merito alla democrazia “a rischio” in Italia dette in un’altra intervista, questa volta per Repubblica, Amato ha precisato: “Io non ho assolutamente parlato dell’elezione dei giudici della Corte. Ho evidenziato un altro problema, come sa chi ha letto davvero l’intervista. Ho parlato dell’accoglienza delle decisioni della Corte, chiunque l’abbia eletta, e ad oggi in Italia non è mai stata la presidente del Consiglio a porre questa questione. Hanno cominciato altri esponenti della sua maggioranza, ma non lei”.
Cosa ha detto la Meloni
A generare la decisione di Amato di lasciare l’incarico di presidente della Commissione Algoritmi, come detto, le parole di Giorgia Meloni.
Nella conferenza stampa di fine anno, la Premier aveva detto: “Sono rimasta particolarmente basita delle dichiarazioni del professor Amato sul tema”.
Inoltre aveva anche aggiunto: “Siccome entro il 2024 il Parlamento che oggi ha una maggioranza di centrodestra deve nominare quattro giudici della Consulta, ci sarebbe il rischio di una deriva autoritaria. Io penso semmai che sia una deriva autoritaria considerare che chi vince le elezioni, se non è di sinistra non abbia gli stessi diritti degli altri”.